LA PIRAMIDE CESTIA: SECONDA PARTE
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LA PIRAMIDE CESTIA: SECONDA PARTE

Quella dell’Egitto fu una vera moda che investì con furore la capitale dell’impero. Un caldo vento che, portato dall’affascinante Cleopatra, ospitata dal suo amato Cesare a Trastevere, continuò a spirare per secoli.

La moda egizia: obelischi e templi

Arrivarono a Roma bellissimi obelischi che la coronarono come la città al mondo con il maggior numero, vennero eretti templi ad Iside e Serapis, e venne assicurato che il costosissimo e durissimo porfido, marmo rosso scuro trovato nel deserto egiziano, fosse di utilizzo esclusivo degli imperatori con una postazione militare.

La moda e l’impiego di questo materiale travolse poi anche i successivi governi, compreso quello della chiesa: dai sarcofagi della moglie e della figlia di Costantino all’utilizzo del porfido come simbolo della passione sino ad arrivare a Parigi dove, nel 1861, venne scolpito per ospitare le spoglie di Napoleone.

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Un pezzo di storia nascosto dal traffico

Per ironia della sorte pochi viaggiatori riconoscono nella piramide le vestigia antiche. Molti, in arrivo dagli aeroporti e in sosta per qualche giorno, neanche giungono in prossimità delle bellissime mura aureliane, conservate per quasi tredici dei diciannove chilometri originali. Del resto a piedi non è una zona bella da visitare, gli attraversamenti pedonali sono pochi e scoloriti e mai rispettati dalle automobili in perenne fretta e violazione dei limiti di velocità (è di pochi giorni fa la terribile notizia della morte di una sedicenne travolta proprio sulle strisce pedonali a Porta Metronia).

Anche i residenti della capitale raramente degnano la piramide di uno sguardo che quel marmo luminescente, quella sapiente tecnica, quell’esotica follia meriterebbero. Fu anche una delle maggiori protagoniste, con la Porta di San Paolo, dell’eroica resistenza dei cittadini romani agli invasori tedeschi alla fine della seconda guerra mondiale, come ricordano la toponomastica dei dintorni, qualche iscrizione invisibile ai più e il surreale monumento alle potenziali vittime del Nazifascismo posto al centro del piazzale Ostiense: cinque sagome per il tiro al bersaglio coperte dalle macchine che gli girano intorno.

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Immaginate piazzale ostiense senza macchine

Sarebbe meraviglioso se si potesse arrivare all’antica porta Ostiense senza macchina, magari tramite un unico grande giardino che comprenda quello del vicino cimitero acattolico, che tra le piante aromatiche ospita le tombe di Pasolini, di Gramsci, del figlio di Goethe e di grandi poeti del romanticismo inglese, e il giardino della Resistenza dell’8 settembre 1943. Forse così apprezzeremmo maggiormente i secoli trascorsi, rifletteremmo sugli accidenti e le fortune che hanno tormentato e allietato i nostri antenati, cercheremmo di migliorarci e migliorare il mondo intorno a noi. Soprattutto potremmo ammirare e godere dell’incredibile spettacolo che quotidianamente e gratuitamente ci offrono la Piramide Cestia e i suoi dintorni.

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Leggi la prima parte… 


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