BICI E MEZZI PUBBLICI: L'INTERMODALITÀ - Salvaiciclisti Roma

BICI E MEZZI PUBBLICI: L’INTERMODALITÀ

Quando parliamo dell’efficienza della bici come mezzo di trasporto urbano, dobbiamo ricordare che ciò avviene entro distanze di 10 km.

Sopra questa distanza, altri mezzi di trasporto si rivelano (leggermente, eh!) più veloci, per ovvi limiti fisici del pedalatore.

Oltretutto, l’esperienza del commuter – o dell’intermodalità mezzi pubblici/bici, se l’esterofilia non ci piace – è molto utile per chi non voglia o non possa pedalare per lunghe distanze. O ancora, per chi voglia evitare una salita o una strada pericolosa e trafficata. O per chi semplicemente voglia iniziare a pedalare già fuori dal GRA. Magari per godersi la natura della provincia senza dover sprecare tempo e bile per strade a scorrimento veloce.

In attesa che i treni arrivino in orario, si cambiano camere d’aria

Quella tra bici e mezzi pubblici è una storia d’amore-odio molto travagliata, con lunghi periodi di crisi, pause di riflessione e zone grigie. Vediamo di fare un po’ di chiarezza sul regolamento, e le risorse per usarlo al meglio. Se un servizio esiste se ne ha il diritto, e per quanto esistano zone d’ombra molto vaste che spesso sfociano nel buon senso o meno di conducenti, controllori o capotreno, è importante conoscere quando si è nel giusto e quando si è tollerati.

Sul sito ATAC,

oltre alla pietosa informazione sbandierata che Roma vanta “ben” 240 km di piste ciclabili sono indicate le modalità e le condizioni di viaggio delle biciclette sulle sue linee.

  • Chi ha una bici pieghevole è fortunatoBrompton, Tern, Dahon e compagnia bella non pagano il biglietto e possono entrare ovunque, in qualsiasi orario: bus, metro, treno. Se qualcuno vi fa storia su una bici pieghevole (a me successe su un pullmann della Marozzi tra Roma e Taranto, ma dopo qualche bofonchio la ammisero nel vano bagagli), obiettate che piegata la bici è un bagaglio a tutti gli effetti, entro i limiti delle dimensioni consentite.
  • Passiamo ora alle note dolenti, ovvero tutto il resto delle biciclette che non possono essere piegate. In questo caso, la bici paga un secondo biglietto, tranne che per gli abbonati Metrebus, che non pagano supplementi. Esistono in ogni caso delle restrizioni di orario (giorni feriali: da inizio servizio fino alle 7, dalle 10 alle 12 e dalle 20 a fine servizio; sabato, giorni festivi e nel mese di agosto: per tutta la durata del servizio) che rendono di fatto il trasporto bici in metro poco fruibile a chi la utilizza per lavoro.
  • stesse condizioni di viaggio valgono per la linea Roma-Lido di Ostia, che segue però le seguenti restrizioni di orario:
    • giorni feriali:
      • in direzione Ostia da inizio servizio fino alle 12.30 e dalle 20 a fine servizio;
      • in direzione Roma da inizio servizio fino alle 7, dalle 10.30 alle 13 e dalle 16 a fine servizio;
    • sabato, giorni festivi e ad agosto: i passeggeri potranno trasportare la bicicletta per l’intera durata del servizio in entrambi i sensi di marcia.
  • le stesse regole di prezzo e orario valgono anche per alcune linee bus e tram (83, 118, 412, 673, 715, 772, 791, 911 e le “festive” 120F e 180F più i tram Jumbo a pianale ribassato ( 2, 3, 8, e quando presenti, 5, 14 e 19). la cosa interessante è che per tutto agosto il trasporto bici su queste linee è per l’intero servizio.

Per evitare spiacevoli discussioni con il personale ATAC, il consiglio da Furio è quello di stampare e portare con sé una copia delle condizioni di trasporto linkate poco più su.

Attenzione, però:

a fine documento, viene precisato che valgono in ogni caso le condizioni generali di trasporto ATAC, aggiornate al 2014 e nelle quali la bicicletta viene riportata come “attrezzatura sportiva” – segno evidente di quanto questo documento sia al passo coi tempi e la domanda di un trasporto sostenibile e intermodale. Ci manca solo il termine “velocipede” e siamo a posto.

Se scorriamo le clausole dell’art. 21, un accenno di sorriso sconsolato nasce incontenibile sulle nostre labbra: si parla di fare attenzione “che le ruote siano pulite”, di “obbligo di usare gli ascensori solo quando siano presenti”, fino al surreale sillogismo qui riportato (cit.):

Nelle stazioni sprovviste di ascensori o in quelle ove gli stessi risultano temporaneamente fuori servizio è comunque vietato condurre biciclette:  in rampe di scale fisse di larghezza inferiore a 2 metri;  sulle scale mobili;  su rampe di scale fisse quando la scala mobile parallela è fuori servizio.  Nei casi in cui per osservanza dei precedenti obblighi e/o divieti, il passeggero con bicicletta al seguito si trovi impossibilitato ad entrare o uscire dalla stazione deve recarsi in altra stazione ove ciò sia consentito.

Come per dire, a Napoli hanno l’ascensore, ma io devo andare a Milano, eh no, vai a Napoli.

Basta scorrere il resto delle accortezze per capire la differenza tra legittimo e tollerato.

La bici per ATAC è un’ospite mal sopportata.

E ATAC fa di tutto per farglielo pesare, oltre a pararsi da eventuali controversie in ogni modo: se c’è un contrasto, la colpa è in ogni caso del ciclista che si ostina a prendere i mezzi.

Peccato, perché l’intermodalità risolverebbe un sacco di problemi, e innescherebbe un sacco di circoli, se solo fosse incoraggiata e incentivata.

Ma passiamo oltre. Nella nostra odissea tra bici e mezzi pubblici, non dobbiamo dimenticare che Trenitalia offre una rete di stazioni e infrastrutture ferroviarie urbane che sarebbero un’ottima metropolitana. In attesa delle metro C, D e delle altre grandi opere di questa meravigliosa Capitale, cominciare a considerare le stazioni di Termini, Trastevere, Ostiense, Tuscolana, Tiburtina, Nomentana, Prenestina, Monte Mario, Valle Aurelia, Gemelli, Magliana, Nuovo Salario e così via come dei nodi di scambio urbani aiuterebbe non poco.

Attenzione! L’immagine non corrisponde alla realtà effettiva dei treni in servizio nella Regione Lazio (scattata in provincia di Ancona)

Così come considerare che il trasporto bici è ammesso su tutti i treni regionali. Anche qui le pieghevoli salgono gratis, e anche qui vigono casi-limite in cui Trenitalia si riserva il diritto di non accettare il trasporto bici nel caso in cui il trasporto sia ritenuto pregiudizievole del servizio ferroviario” – che vuol dire tutto e niente. Quanto ai prezzi, se il vostro biglietto è sotto i 3,50€, potete farne tranquillamente un secondo per la vostra bici; altrimenti le macchinette automatiche erogano un supplemento bici di 3,50€ della durata di 24 ore – lo trovate alla voce “altri servizi”, non “biglietti”, opportunamente nascosto.

Anche in questo caso, occhio alle condizioni di trasporto, che sulle 24 ore indicate sul sito si contraddicono, limitando la validità del supplemento alle 23.59 del giorno in cui viene timbrato.

Mai ‘na gioia.   

A tutto ciò si aggiunge il fatto che su alcune linee, come la Roma-Viterbo, il trasporto bici è consentito senza però che le carrozze siano dotate di apposito vagone bici, come nella maggior parte degli altri casi. Dei bug di sistema come questo hanno causato più di un malore a taluni capotreno di mezza età tra le stazioni di Oriolo e Anguillara, che si ostinano a ripetere che su quella linea non è consentito il trasporto bici. In quel caso, restate calmi, abbiate pietà ed esponete le vostre ragioni, smetterà subito.  

Dopo tanta amarezza nel rapporto conflittuale tra bici e mezzi pubblici, una nota positiva. L’app Orario treni” di Paolo Conte vi indica orari, ritardi in tempo reale, binario di passaggio alla stazione e se su quel treno è possibile il trasporto bici. Finora si è rivelato uno degli strumenti più utili e immediati per l’intermodalità treno-bici, e in molti casi può far guadagnare tempo prezioso.


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