Da alcuni giorni sono comparsi sulle strade di Roma questi cartelli che invitano a condividere la strada e a rispettare chi usa la bicicletta.

A portare il cartelli sulle strade è stata la Critical Mass, il movimento planetario che rivendica – e pratica – il rovesciamento del quotidiano sopruso delle automobili sulle nostre città, sopruso di fronte al quale persino le autorità appaiono incapaci di reagire.

La materia (distanza di sicurezza durante il sorpasso) è anche oggetto di un utile, quanto estemporaneo e molto probabilmente inefficace, disegno di legge che inspiegabilmente si accavalla alla riforma del Codice della Strada, ferma in Senato da due anni.

Il messaggio è semplice:

la bicicletta è un veicolo, e ha pieno diritto di abitare in tutta sicurezza la sua casa, la strada.

L’Associazione

Salvaiciclisti-Roma ha tradotto per l’amministrazione di Roma Capitale il messaggio che Critical Mass mette in pratica nelle strade. L’associazione ha inviato al Presidente della Commissione Mobilità la richiesta di discutere in commissione la realizzazione diffusa di percorsi ciclabili e l’utilizzo di segnaletica adatta a restituire alla bicicletta il pieno diritto di utilizzare la sede stradale.

Non è solo Critical Mass a chiedere che la bicicletta abbia pieno diritto ad utilizzare la strada. Lo chiede, come sempre, l’Europa, lo prescrive la legge italiana, lo auspicano i piani urbani per la mobilità (che a Roma si chiama traffico), i Decreti Ministeriali ne regolano l’attuazione e i cittadini di Roma lo praticano quotidianamente, come dimostrato ampiamente i dati raccolti durante le ultime edizioni della European Cycling Challenge.

Viste le premesse, la domanda è semplice: perché Roma non è ancora un labirinto inestricabile di percorsi ciclabili? Perché a Roma la bicicletta non ha ancora lo status di mezzo di trasporto?

La bicicletta non deve essere un lusso riservato a pochi ma una risorsa diffusa, alla portata di tutti.

Credits copertina Roberto Mieli

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