VADEMECUM SEMISERIO DEL CICLOVIAGGIATORE: PARTE 5.2 – DOVE
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VADEMECUM SEMISERIO DEL CICLOVIAGGIATORE: PARTE 5.2 – DOVE

Altimetrie, queste sconosciute. Quando si va in bici a livello amatoriale, il primo, grande mostro da affrontare è la Salita. Ho visto persone macinare in tranquillità chilometri in piano, e arenarsi alla prima, flebile rampetta.

Rimango convinto che sia in larga parte un fattore psicologico, che è razionalmente abbattibile con l’assunto “fretta non ne ho”: se la scalata è dura, ci si ferma, ci si riposa, si va piano piano, si ingrana il rampichino e via. A meno che non ci insegua un gruppo di cani randagi: in quel caso si torna indietro in discesa.

Il cicloturista (o il ciclista) neofita avrà difficoltà a quantificare e valutare il concetto di salita accumulata, o di dislivello complessivo. Tracciare su uno dei tanti tracker online le tappe permette oggi di capire in anticipo quali e quante salite ci saranno durante la giornata, in modo da razionalizzare gli sforzi.

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Difficoltà

Omettendo la solita premessa che qualsiasi singola parola scritta qui è strettamente soggettiva e che i dati che elenco sono relativi al mio allenamento e al mio concetto di viaggio, ho rilevato una serie di parametri orientativi e relativi al mio livello di allenamento per stabilire la difficoltà di una tappa:

  • facile: 0 < 300 m di dislivello complessivo. Entro i 300 metri di accumulata parliamo sostanzialmente di pianura;
  • medio: 300 < 800 m di dislivello complessivo. In questa soglia rientrano tappe collinari con saliscendi o brevi salite.
  • impegnativo: 800 < 1500 m di dislivello complessivo. In questa categoria ci sono tappe montane, con passi e valichi da superare
  • molto impegnativo: > 1500 m di dislivello (il massimo mai fatto in una giornata per me è stato di 3000 m di dislivello)

Pendenza

Altro fattore di cui tenere conto è la pendenza media delle salite, e  – guarda caso – anche questo dipende dalla preparazione atletica: personalmente preferisco una salita lunga e graduale a una breve e ripida. Comunque sia, mi sono abituato a riconoscere i tipi di salita da questi parametri:

  • graduale / appena percettibile: 0% > 3%: parliamo quasi di falsopiano, quello che fa guadagnare quota senza nemmeno accorgertene;
  • graduale / salita classica: 3% > 7%: in questo range di pendenza è inclusa la maggior parte delle strade asfaltate. Si tratta di salita, certo, ma è fattibile con un rapporto agile con una certa velocità, anche a carico pieno;
  • salita dura: 8% > 12%: qui la pendenza costringe al rampichino e a ritmi più lenti: solitamente si tratta di strappi brevi, ma sofferti;
  • rampa / muro da castigo divino: > 12% Oltre il 12% è buono per le mountain bike, oppure per spingere a piedi bestemmiando.

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Router/tracker gps

Per pianificare al meglio le tappe di un viaggio, sarà bene tracciare l’itinerario prima di partire su uno dei router / tracker gps disponibili gratuitamente on line. Queste risorse sono numerose e variegate, e il loro utilizzo può essere diviso essenzialmente in tre funzioni principali:

  • pianificazione: questa fase preliminare permette di “disegnare” a tavolino il tracciato che ci interessa sulla mappa, e ottenere tutte le informazioni e specifiche tecniche relative alla tappa da noi creata: lunghezza in km, altimetria complessiva, pendenza media, diagramma altimetrico;
  • orientamento: questa funzione ha invece il compito di orientarci e guidare il nostro percorso durante la pedalata lungo la traccia scelta; ovviamente, è anche possibile seguire un percorso creato da altri, saltando la fase precedente di pianificazione; i formati di file utili a questo scopo sono .gpx, .kml e altri ancora;
  • tracking: questa funzione registra in tempo reale il nostro cammino in formato di dati gps, che rimane utile da condividere o da analizzare in funzione dei dati di tempo e quindi velocità raccolti. È utile soprattutto agli sportivi, per misurare le proprie performances, ma anche in fase di ricognizione quando si crea una traccia da seguire in un secondo momento o far seguire da altri.

In questa fase, quella di pianificazione, lo strumento che finora ho trovato più utile è MapMyRide, ma nell’articolo “Dove Andiamo?” verranno passati in rassegna alcuni dei più usati tracker gps online e le loro caratteristiche.

E in questo modo la triade Ascesa / Ascesi / Ascelle sudate viene pienamente soddisfatta.

Il fondo stradale

Il fondo stradale è una variabile non indifferente. Personalmente il mio tipo di viaggio ideale è principalmente su asfalto con qualche excursus per sentieri sterrati non impegnativi, e la rete stradale di solito offre alternative affascinanti alle arterie di grande percorrenza che permettono di godersi paesini e paesaggio incontrando una macchina ogni tanto. Soprattutto questo tipo di strada mi piace: non ciclabile (che palle fare il criceto su strade già predisposte), né statali (perché viaggiare in bici se devo farlo per il percorso più breve e brutto?), ma strade secondarie condivise con le automobili. E ogni tanto un po’ di wilderness sulle strade bianche, niente sentieri tecnici da mountain bike, quel tanto che basta per ricordarsi che veniamo dalla Terra e alla Terra ogni tanto dobbiamo tornare.

Partire con una bici da strada ci preclude ogni imprevisto, scegliere una mountain bike ci rallenta molto: quando si viaggia si è sempre oscillanti tra l’imprevisto e la progettazione, tra comode rotaie e deviazioni inaspettate, ed è opportuno per questo motivo scegliere un tipo di bici pronto a fondi stradali diversificati. Ovviamente la percentuale di sterrato influirà drasticamente sulla velocità media e quindi sulla lunghezza delle tappe.

C’è ovviamente poi il cicloviaggio classico, quello nato da un articolo su quella ciclovia attrezzata e sicura, e anche questa scelta è di tutto rispetto. Ma a mio avviso si perde qualcosa dello spirito stesso del Viaggio. Come a dire, se i polsi non tremano sul manubrio per i sassi e le bestemmie, se almeno una volta non hai l’impressione di pedalare a vuoto, se non ti capita mai di non sapere dove stai andando e senti i cani che abbaiano al tramonto, ecco, allora ti stai perdendo qualcosa.

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La bici e i trasporti

Molte destinazioni dei viaggi le scelgo proprio in base alla facilità che un certo luogo ha di farci arrivare la bici – smontata o montata che sia. A questo proposito, treni regionali e traghetti sono amici preziosi per il cicloturista, dato che consentono il trasporto bici senza doverla necessariamente smontare e imballare.  Treni veloci e aerei un po’ meno, bus un’incognita.

Se il tempo di soggiorno è piuttosto breve (entro le due settimane), cerco di non smontare la bici per il trasporto, o perlomeno farlo soltanto al ritorno: non tanto lo smontaggio e il rimontaggio, quanto l’imballaggio è un’operazione scomoda e tediosa, a meno che non si possiedano le apposite sacche – pensate soltanto ai trasporti del materiale di imballaggio in aeroporto: mi è capitato di dover impacchettare la mia cavalcatura coi cartoni degli stracciaroli di Atene, operazione già complessa di suo per il reperimento degli stessi, e poi di dover portare questa pila di fogli piuttosto piccoli ma pesanti e ingombranti in aeroporto insieme alla bici carica in metro, quindi smontarla e fare un collage coi cartoni più adatti.

Un viaggio che invece parta e finisca in porti o stazioni ferroviarie permette operazioni di carico più snelle e veloci (quando il servizio funziona, sia chiaro). Ma passiamo in rassegna i principale mezzi di trasporto sui quali è possibile caricare la bici, e i loro pro e contro:

  • treno regionale: lento, scomodo e poetico, è la croce e la delizia dei primi spostamenti extraurbani. Trenitalia sta deliberatamente affossando il servizio regionale per privilegiare la TAV, cancellando corse, servizi e orari. Malgrado ciò, il nostro carro bestiame favorito resiste, guadagnandosi odio e amore. 3,50€ di supplemento giornaliero (a parte alcune regioni illuminate come Liguria e Puglia, dove non si paga) e passa la paura – o inizia, a seconda dei punti di vista. Utile per gli spostamenti entro i 300 km, se si inizia a fare troppi cambi per distanze più lunghe si perdono intere giornate di trasporto, che invece si potrebbero passare a pedalare.
  • traghetto o piroscafo, come a taluni piace definirlo in maniera un po’ retrò: affascinante e comodo, rivela tutta l’agilità del cicloviaggiatore nel districarsi nella stiva, dove ha sempre un posto sicuro. Non bisogna smontare nulla, soltanto godersi le uscite dal porto e l’orizzonte blu durante la traversata. Unica pecca la scarsità di tratte, che sono dipendenti da porti e compagnie, questo mezzo è particolarmente utile per le mete mediterranee (Sardegna, Corsica, Croazia, Spagna, Francia meridionale, Albania, Grecia, isolette varie) e per le traversate nordiche (Manica, Baltico, Irlanda, ecc.)
  • bus: è la grande incognita del cicloturista: salvezza insperata o beffa. La sua possibilità di caricare bici a bordo dipende dalla compagnia, dal Paese e soprattutto dall’empatia del conducente, che si riserva di decidere se c’è spazio o no per la bici a seconda di quanto è pieno il mezzo. Per esperienza personale, posso affermare che esiste un rapporto inversa proporzionalità tra cultura ciclistica ed empatia: in altre parole, meno sono abituati a vedere viaggiatori in bici (cfr. Sud Italia, Grecia), più saranno disposti a fartela imbarcare facendo uno strappo alla regola. Ecco, tutto ciò era valido fino a qualche mese fa, prima dell’avvento di FlixBus: ora, in quello che potremmo definire la RyanAir del trasporto su gomma, è possibile prenotare il trasporto bici (intera!) a bordo insieme al biglietto – non sempre il servizio è disponibile, ma almeno te lo dicono prima, in fase di prenotazione. Ulteriore vantaggio è che le rotte seguite sono molto più ramificate rispetto ai treni regionali, e a volte fanno meno cambi su destinazioni lontane.
  • treno veloce e aereo: personalmente li uso come ultima ratio, un po’ per partito preso, un po’ per l’effettiva scomodità del dover trovare o portarsi dietro l’imballaggio. Malgrado alcune compagnie come TransAvia, non a caso olandesi, consentono il trasporto bici senza smontaggio, con le sole ruote sgonfie, il manubrio girato e i pedali tolti, arrivare in aeroporto con il proprio mezzo già carico e in più i cartoni o la sacca per caricarlo è impresa scomoda e laboriosa. Quasi tutte le altre (finora ho provato RyanAir, British Airways e Vueling) consentono il trasporto bici smontata e opportunamente imballata: qui e qui ci sono maggiori informazioni. L’alternativa per utilizzare questi due mezzi con comodità è viaggiare in Brompton.
  • esistono ovviamente altre soluzioni, più turistiche e agevoli ma che rendono il viaggio meno avventuroso, dal noleggio bici in loco al trasporto attrezzato con mezzi a motore da parte di tour operator – ma volete mettere la soddisfazione di viaggiare col proprio catenaccio? Si tratta sempre di scegliere tra un viaggio e una vacanza;
  • per chi ha tempo, poi, il modo migliore per spostarsi in un viaggio in bici resta comunque la bici.

Leggi la prima parte dell’articolo


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