Bici-yoga: arrivare a lavoro con la testa leggera, il corpo attivato, e il buonumore in petto
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BICI-YOGA: TESTA LEGGERA, CORPO ATTIVATO E BUONUMORE

Buongiorno. Buongiorno un corno. Non amo il lunedì e, come suona la sveglia, mi rendo subito conto che è un altro maledetto lunedì. Ma c’è un modo per addolcire questo brusco inizio: ed è una bella colazione e una bella pedalata. Ho 46 anni, due figli, un compagno e sono sovrappeso. Vivo a Roma e qui lavoro, a 4 km da casa.

Colazione

Ci alziamo e facciamo colazione tutti e quattro insieme, poi io sono la prima ad uscire di casa: il mio compagno porta i bimbi a scuola (90% delle volte a piedi), con più calma, vicino al suo lavoro. Io scendo in cortile e prendo la mia bici per andare a 4 km di distanza, al mio ufficio. Da quando mi hanno trasferita nella sede lavorativa più vicina a casa, cinque anni fa, ho sempre usato la bicicletta per arrivarci. Cominciai facendo una prova di una settimana chiedendo ad un amico la sua bici in prestito. E l’ultimo giorno di prova andai a comprarmene una usata, subito. Non avevo dubbi: era il mezzo ideale. Erano anni che aspettavo questo momento, quando vivevo a Firenze,  cioè fino ai miei trenta anni, mi muovevo sempre in bici.

Bici in cortile

Sono fortunata perché il cortile del palazzo dove abito era già attrezzato con delle rastrelliere per bici già quando venimmo a vivere qui, 11 anni fa e le bici quindi erano ammesse. Sono doppiamente fortunata perché per accedervi ci vuole una chiave (oltre a quella del portone su strada), e le bici sono molto al sicuro lì dentro. Nel cortile ho messo in un angolino una pompa per gonfiare le ruote e dell’olio per la catena, lasciandole a disposizione anche di altri proprietari di bici che si trovino nel bisogno. Se la sera prima la pedalata era dura, la mattina gonfio le ruote e metto il grasso; cinque minuti ben spesi. Per il resto sono una vera schiappa con la meccanica della bicicletta! Ma mi sono trovata un bravo meccanico, in caso di bisogno, vicino a casa e ho risolto il problema.

E’ lunedì e per fortuna questa volta non devo gonfiare le ruote. La mia bici sta a posto anche se non è una bici di qualità: ho sempre avuto bici molto modeste, magari carine ma il cui costo non ha mai superato i 100 euro. Questa, nera con il cestino davanti rosso fiammante, è costata 80 euro. Ha sei marce, e tanto basta per quello che devo fare quotidianamente.  Grandi problemi non me ne da, e un paio di volte l’anno la devo far visionare o accomodare per un costo di circa 30 euro in totale. Irrisorio davvero.

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Un rito preparatorio

Esco dal cortile, metto caschetto in testa e poncho impermeabile nel cestino. Il primo mi fa sentire sicura, anche se le statistiche forse non confermano. Ma è un rito preparatorio, come mettere il caso per andare in moto. Fa parte del viaggio, fa parte del ruolo, e mi aiuta anche a concentrarmi. Sto per immergermi nel traffico di Roma, non si scherza. Sul casco ho montato due lucette da due lire (di una grande catena di negozi di sport) una puntata in avanti e una in dietro, servono a rendermi più visibili al buio o nelle giornate scure. Il secondo, il poncho, lo porto sempre con me, mi protegge dalle piogge improvvise, a casa lo appendo, asciuga velocemente e si ripiega con facilità, pesa poco e occupa poco spazio.

Parto dal mio quartiere, saluto il netturbino che pulisce a quell’ora la nostra strada e oramai ci conosciamo, ed esco dalle strade tranquille del mio quartiere. Da adesso in poi la testa si libera di tutti i pensieri sul recente passato (bizze dei bimbi, stress da preparazione del lunedì mattina) e sul vicino futuro (grane sul lavoro, riunioni, email da mandare) e penso solo alla strada. Niente telefonino in mano, niente musica negli orecchi. Pedalo e faccio attenzione a come mi sento, se le gambe vanno bene o sono indolenzite, faccio attenzione a non sforzare la schiena, un occhio particolarmente vigile alle macchine in doppia fila -‘nsiamai che mi aprono lo sportello a tradimento!-.  Alle volte concentrandomi sul corpo, sento che i muscoli si rilassano, anche se sto pedalando: stai a vedere che ho inventato il bici-yoga!

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Il bici-yoga

La maggior parte delle volte arrivo al lavoro che non ho quasi messo piede per terra e non ho sudato perché vado piano, ma in modo continuo e rilassato. Insomma arrivo al lavoro con la testa leggera, il corpo attivato, e il buonumore in petto. Anche perché con la bici non ho problemi a trovare parcheggio davanti al lavoro. Scendo, alla scandinava dalla bici ancora in movimento e timbro il maledetto cartellino del lunedì.

E’ lunedì, e oggi tocca a me riprendete i bimbi a scuola. Oramai il percorso lavoro scuola è consolidato e piacevole. 5 km in venti minuti, sempre venti minuti, puoi starne certo, con qualsiasi clima e qualsiasi condizione del traffico. Parcheggio davanti alla scuola, ci sono 3 rastrelliere, ma bastano. Poi con i bimbi torniamo a piedi a casa, bici spinta a mano. Meno male che i pesanti zaini li posso appoggiare nel cestino della bici così non pesano sulle mie e sulle loro spalle.

Buon lunedì a tutti.


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