VILLA PAMPHILI E L’INACCESSIBILITÀ PER I BAMBINI
Villa Pamphili è lo spazio di verde pubblico più grande della città, un polmone meraviglioso e ricco di storia e arte.
L’organizzazione dei giochi olimpici del ’60 le ha inferto una ferita insanabile, sacrificandone l’interezza sull’altare della mobilità e velocità.
A tutt’oggi l’Olimpica è utilizzata come pista cittadina, non come negli anni ’80 del “annamo a tira’ sull’Olimpica” ma, pur sempre in modo irresponsabile: testimonianza ne sono le molte lapidi ai bordi e il guard rail del ponte, costellato di urti.
Parlare di sicurezza stradale partendo dal più grande parco di Roma, sembra un’assurdità eppure i percorsi della Villa fanno parte del complesso delle ciclabili romane, quell’insieme di percorsi per la mobilità alternativa “all’amatriciana”, disegnati su carta all’epca di Veltroni al fine di non far mettere in procedura d’infrazione europea il Comune.
Ancora più assurdo è pensare che ad un parco dovrebbero poter accedere comodamente le famiglie.
Dei 10 accessi, solo i 5 sull’Olimpica hanno un marciapiede, il resto non ha protezione alcuna e nessuno rispetta il divieto di sosta, rendendo pericoloso per un adulto e quasi impossibile per un bambino, il transito in bicicletta.
Ci sarebbe da chiedersi se abbia senso computare i metri di percorso all’interno del parco tra i Km di ciclabili romani, considerata la chiusura serale degli accessi e quindi l’impraticabilità ma, ancora più assurdo è considerarli tali al fine di svago per una famiglia con bambini.
Un’Amministrazione seria, che al primo punto del programma aveva la mobilità alternativa, dovrebbe cancellare i metri di ciclabili di villa Pamphili e di tutti i parchi che chiudono la sera e dovrebbe compensarli con altrettanti di percorsi protetti all’intorno: vorrebbe dire prendere decisioni impopolari ma, sono queste che cambiano il volto delle città.
Se i bambini di oggi non imparano a spostarsi in bici, gli adulti di domani si sposteranno in macchina.
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